Restituzione dal primo incontro del Design Lab
Scarica qua il documento di Kristian Mancinone di Social Seed:
Design Lab restituzione
Il primo incontro del Design Lab di Zefiro è stato utile per analizzare il territorio di Senigallia al fine di identificare in maniera più strutturata i bisogni e le necessità in relazione agli obiettivi di progetto, e alcuni driver di sviluppo dell’ecosistema piattaforma.
Sono stati utilizzati diversi strumenti di ingaggio dei partecipanti nella definizione di alcuni elementi caratterizzanti il territorio, che ha una forte centralità nella città di Senigallia, ma anche una caratterizzazione nel sentirsi parte di un ecosistema più ampio definito “La Vallata” (con riferimento alla Valle attraversata dal fiume Misa su cui insiste anche l’unione di Comuni denominata Le Terre della Marca Senone).
In generale, a livello di Comune si rileva come siano presenti diverse istanze portate avanti da nuclei di persone o organizzazioni di piccole dimensioni, quasi a costruire una “città delle nicchie”.
Il report è suddiviso in tre parti che rispecchiano gli strumenti utilizzati per l’analisi territoriale e la definizione dei bisogni. Le frasi in corsivo inserite tra le virgolette sono riportate direttamente dalla voce dei partecipanti e possono essere utilizzati come elementi di partenza per definire insight significativi su cui sviluppare le soluzioni.
In generale ci sono alcuni temi ricorrenti nei 3 workshop che hanno visto la partecipazione di un totale di 20 persone di diversa provenienza:
- il tema dei DATI
- la necessità di costruire ECOSISTEMI DI COMUNITA’ ABILITANTI
- l’attenzione al TERRITORIO nel suo insieme
PRIMA PARTE – ANALISI PESTLE
Questo strumento ha permesso di identificare alcuni elementi legati al territorio di riferimento, in relazioni a sei componenti di analisi. Per ogni componente vengono riportate le considerazioni emerse e alcune frasi significative che possono servire per la costruzione delle attività future previste dal progetto.
P – Politica: si rileva bassa capacità di ascolto da parte delle istituzioni e dei suoi rappresentanti, che sembra non abbiano percezione dei problemi rilevati dai cittadini. In generale però, rispetto al tema della partecipazione alla vita pubblica locale l’altra faccia della medaglia trova una cittadinanza non sempre pronta a rispondere alle istanze pubbliche, o non portata a trovare soluzioni innovative ai problemi rilevati nel contesto territoriale, ancorata a vecchi modelli di sviluppo.
La necessità è quella di programmare interventi di lungo respiro che siano portati avanti in maniera partecipata e comunitaria e non su singoli interessi di breve termine:
- “Alla gente devi far vedere che fai”
- “C’è vivacità ma su interessi particolari”
- “Non si conoscono i flussi tra territori”
- “Non siamo inseriti nel contesto regionale”
Viene rilevata la mancanza di una istituzione non pubblica (fondazione) che possa attuare come presidio di supporto ad attori del territorio per la sperimentazione di progetti innovativi.
Esistono piccoli nuclei che si occupano di cittadinanza attiva, ma non sono capaci di mettersi in rete. In generale viene rilevato come le persone siano un po’ refrattarie al mettersi insieme in contesti di attivismo locale per il bene comune:
- “poche persone tirano la carretta”
- “ci sono persone buone solo nella Caritas”
Alcuni eventi sono stati capaci di raccogliere un buon numero di persone attorno ad alcune tematiche condivise per la costruzione di un senso di comunità:
- “La città che vogliamo ha portato un centinaio di persone a dialogare sul futuro della città in 3 serate”
- “Il parco che vogliamo è un processo partecipativo in atto”
E – Economia:
Economia solidale: sono stati riscontrati elementi relativi alla presenza di organizzazioni che promuovono i valori dell’economia solidale, che si rileva però anche come una nicchia strutturata su piccoli nuclei di prossimità (Gruppi di Acquisto Solidale)
Turismo: “il Turismo è Senigallia” è stata una frase, “un modo di dire” su cui i partecipanti hanno avuto forte convergenza. Dietro a questa frase si nascondono alcune criticità relative a diversi fattori:
- “manca una visione sulla destagionalizzazione del settore”
- “il turismo genera lavoro nero e precariato”
- “il settore è ritenuto causa di povertà nascoste”
- “la crescita del turismo genera criticità nel contesto abitativo: affitti brevi e scarse possibilità per i giovani di trovare casa in città”
- “c’è una scarsa propensione agli investimenti in innovazione”
- “il turismo pervade la città senza una visione reale di sviluppo”
- “mancano dati disaggregati e significativi a livello di Unione/Comune sul reale impatto del turismo sull’economia del territorio”
- “se vai a grattare vedrai che non è tutto come sembra, bisognerebbe saperne di più”
Imprese e territorio. In generale si rileva una mancanza di strategie di sviluppo integrato del territorio tramite integrazione di percorsi eno-gastronomici, eventi socio-culturali, connessione mare-vallata. Viene rilevata una scarsa capacità di valorizzare le industrie locali in relazione ad alcune eccellenze, poco conosciute anche dagli abitanti del territorio ma che sono state anche in grado di diversificare i loro modelli di business nell’ottica di una transizione ecologica.
S – Sociale: in relazione alla componente sociale della matrice, la discussione ricade in particolare sui giovani. E’ rilevata una dinamica generazionale che porta gli adolescenti a fare fatica ad aggregarsi e organizzarsi in forme associative o a partecipare alle organizzazioni (le nicchie) già presenti sul territorio.
Si rileva come impattante la chiusura di alcuni centri aggregativi, fattore che potrebbe aver fatto crescere un senso di malessere nella popolazione giovanile:
- “suonano lo strumento da soli nelle loro case”
- “poche associazioni costituite da giovani o partecipate da giovani”
- “non si riesce a capire cosa vogliono”
Esistono studi regionali sul tema dell’aggregazione giovanile ma non dati disaggregati per il territorio di Senigallia.
Gli elementi rilevati sono in linea con quanto accade a livello nazionale nelle fasi di ripresa post-pandemica, anche se emerge come il problema fosse presente già da prima della pandemia e possa essere stato ampliato dalla crescente presenza dei social network, strumenti utilizzati per creare nuovi linguaggi e strumenti di aggregazione digitale tra gli adolescenti.
Altro elemento caratterizzante il tema della socialità degli adolescenti è relativo alla troppa protezione/controllo degli adulti, che non permetterebbe loro di sviluppare capacità di autonomia. Questo tema viene messo in connessione con la mancanza di luoghi e spazi adeguati e di comunità, in cui ci si possa sentire sicuri di lasciarli sperimentare l’autonomia
- “una volta esistevano le piazze, i borghi, di cui noi siamo i sopravvissuti”
Rispetto al ruolo delle organizzazioni, è rilevato come centrale quello della Caritas e della Diocesi nell’attivazione di processi locali di partecipazione e di attivazione del territorio rispetto ad istanze specifiche. Si riporta come esempio il progetto We Care frutto di un percorso partecipativo che ha coinvolto i giovani delle scuole del territorio con ottimi risultati.
Un altro elemento del territorio che ha portato ad un disallineamento tra i bisogni e lo sviluppo delle attività è stata l’interruzione della Consulta delle Istituzioni Culturali, che esiste ancora sulla carta ma non è più attivata dalle istituzioni locali. Alcune associazioni culturali del territorio stanno provando a riattivare i lavori della consulta e da 6 mesi hanno iniziato un percorso per strutturare un evento comune che però è stato al momento rimandato.
Esiste una Consulta del Volontariato che è riconosciuta come spazio di dialogo istituzionale, è attiva e propone eventi e attività di vario genere, come la Festa del Volontariato.
Ancora, si rileva come la città venga percepita come ricca, aperta, non particolarmente legata a localismi, ma come questi elementi valgano solo per quelle fasce di popolazione che non sono considerate “vulnerabili”.
Viene poi percepita la mancanza di un “pensiero sociale” condiviso, che permetta di generare contesti di condivisione di bisogni e soluzioni tramite soluzioni comunitarie. Quando presente, la discussione risulta superficiale e non orientata ad obiettivi comuni:
- “manca un ecosistema di solidarietà”
- “l’occasione di confronto sono i bandi”
- “ogni individuo conosce la sua bolla”
- “ogni associazione cura il suo orticello”
- “gli spazi fisici aiutano a lavorare insieme”
- “nelle consulte ci si stanca”
- “è impossibile fare un calendario comune”
C’è stato un tentativo di strutturare una casa delle associazioni che non è andato a buon fine. Non viene rilevato un luogo (anche digitale) che faccia memoria di quanto fatto nel tempo dalle organizzazioni presenti sul territorio.
Una piattaforma viene rilevata come una strategia innovativa per facilitare processi di consolidamento di una rete tra le organizzazioni delle città. Bisogna però considerare la piattaforma come uno strumento di dialogo e non solo come una vetrina perché questo sia realizzabile.
L’Università della Pace opera coordinata dal prof. Roberto Mancini (Università di Macerata – Dipartimento di Sociologia) e col supporto di Regione Marche, e prevede un coinvolgimento attivo della Scuola di Pace di Senigallia. La scuola propone attività di rete però non è riconosciuta. Dopo la guerra è nata un’altra rete di pace in città. Il percorso fatto per la costituzione dell’Università potrebbe portare alla strutturazione di un Osservatorio per i Diritti umani e alla costruzione di strumenti amministrativi per lavorare sulla lettura dei bisogni e sulle fragilità e vulnerabilità a livello locale. Anche qui viene rilevata una carenza rispetto al tema dei dati. Questo processo è appoggiato dalle istituzioni locali.
T – Tecnologia: questa componente è stata trattata con riferimento al tema dei dati di cui si è parlato anche nella componente economica. Si rileva come nel passato siano stati strutturati eventi territoriali per l’analisi dei dati tramite strumenti open data e di monitoraggio civico:
- “Fammi sapere è stata la Woodstock degli open data”
- “Libera ha lavorato su un progetto di comunità monitorante”
In generale questo tema, ritenuto come utile per strutturare analisi territoriali partecipate, è rilevato come un elemento su cui la cittadinanza non ha particolare sensibilità e su cui non si attiva in autonomia se non per l’azione di qualche organizzazione.
Esisteva anche una piattaforma sviluppata da una startup locale sul tema dei dati aperti per usi civici: Open Municipio. Sviluppata nel contesto di un progetto portato avanti con OpenPolis, ad un certo punto non ha più avuto seguito anche per lo scarso interesse da parte dei cittadini. Quello che si rileva è che viene rilevata come una occasione persa da parte dei partecipanti.
L – Legale/Amministrativo: dal punto di vista delle istanze normative e legislative, si rileva una scarsa chiarezza e trasparenza rispetto a decisioni che impattano sulla vita dei cittadini:
- “le cose vengono fatte nel sottobosco”
- “il problema è chi scrive la norma, non chi la applica”
E – Ecologia: le due alluvioni che hanno segnato il territorio negli anni recenti sono state momento di svolta per la costruzione di una consapevolezza rispetto ai temi del cambiamento climatico, anche se hanno lavorato più sulla paura delle persone e sulla pressione rispetto alle istituzioni politiche che sulla costruzione di comunità e di un sapere condiviso rispetto alle azioni da intraprendere.
Di sicuro questi eventi hanno portato ad una maggiore attenzione alle tematiche ambientali da parte di diversi soggetti del territorio, accompagnata però da una scarsa percezione e condivisione delle necessità di condividere piani di intervento.
Anche la dimensione narrativa attorno agli eventi catastrofici si riduce alla identificazione di questo o quel soggetto che ha limitato l’azione istituzionale nel cercare di trovare soluzioni concrete.
La presenza di un “Contratto di Fiume” partecipato da diverse organizzazioni del territorio viene vista come una istanza positiva che però nel concreto non porta ad una reale attivazione di contesti partecipativi e ad un lavoro di integrazione città-vallata. Il contratto è partecipato da chi vuole aderirvi, prevede una assemblea con un suo presidente nominato dal Comune)
Anche in questo contesto è stato rilevato come centrale il ruolo che ha avuto la Caritas nel coordinare e gestire una serie di interventi diretti per l’emergenza e quindi in fase di supporto alle famiglie maggiormente colpite.
ALTRI ELEMENTI EMERSI
DIALOGO e CITTADINANZA ATTIVA
Stimolare il dialogo e comunicare ai cittadini che il cambiamento è possibile, lavorando su quanto già presente dal territorio, sul ruolo forte svolto dalla diocesi e da alcune organizzazioni del territorio.
Per fare questo è necessario valorizzare gli esempi virtuosi e sviluppare un senso di fiducia nella comunità del territorio, coinvolgendo in particolare i giovani (cfr. progetto WE CARE). Inoltre, bisogna trovare metodi per includere più persone possibile nei processi decisionali, ed attivare strumenti di partecipazione istituzionali (consulte, laboratori di quartiere, youth conference, etc…). I processi di cittadinanza attiva richiedono fatica e impegno, uscire dalla propria comfort zone per esplorare il nuovo e allargare lo sguardo sugli altri, mettendo in discussione le proprie convinzioni e idee.
Per fare questo serve attivare spazi e luoghi a disposizione dei cittadini in cui possano mettersi insieme e ragionare sul futuro della città.
SENSO DI COMUNITA’
È necessario investire sui beni comuni, lavorare con i giovani perché capiscano il valore che loro possono portare sul territorio e quindi fornire loro opportunità di sviluppo di idee innovative. Valori come solidarietà, rispetto e diversità sono da promuovere nella comunità territoriale.
Bisogna passare da una visione di “città dei gruppi, delle isole” ad un ecosistema abilitante. Utile ricordare il riferimento alla storia del territorio per attivare processi di identificazione dell’identità territoriale e dei valori che lo compongono, al fine di capire quanto siano ancora radicati e quanto abbiano impatto nel processo di innovazione della comunità.
DATI
Risulta necessario dotarsi di strumenti per misurare il benessere del territorio, sia in termini sociali che ambientali. Costruire un gruppo di lavoro che sia in grado di elaborare una metodologia di raccolta e sistematizzazione dei dati, e quindi di elaborarli per restituire ipotesi di lavoro su bisogni specifici. Anche qui il ruolo della Caritas può essere centrale, ma è necessario il supporto degli enti locali, incluse le forze dell’ordine, gli ospedali, le università e le scuole.
SECONDA PARTE – ALBERO DEI PROBLEMI
Questo strumento ha permesso di lavorare su problemi specifici di alcune categorie di soggetti rilevati dai partecipanti. Per ogni categoria si riporta quanto emerso in termini di cause ed effetti in relazione al bisogno specifico identificato.
Rispetto alla definizione di potenziali target di popolazione su cui andare a definire problemi specifici su cui lavorare, sono stati rilevati i seguenti:
- famiglie di migranti che si sono stabilite nel territorio
- cittadini di età compresa tra i 30 e i 40 anni, con un lavoro stabile e nessuna fragilità
- cittadini con più di 50 anni che hanno perso il lavoro
- giovani che cercano il primo lavoro e la prima casa
- anziani soli
- anziani in pensione che hanno ancora energia e voglia di mettersi a disposizione
- ragazzi che frequentano le scuole che vive nel territorio perchè non ha ancora possibilità di uscire
Nelle tabelle seguenti si riportano le elaborazioni degli alberi che sono emersi in relazione all’analisi PESTLE e al lavoro sull’emersione dei bisogni dei target identificati.
EFFETTI | ||
Aumento del divario economico | ||
Non esistono luoghi di dialogo
Scarsa visione di ecosistema |
Poca capacità del territorio di reinventarsi grazie ai giovani
Il territorio non cresce più in potenziale di innovazione |
Perdita di competenze
I giovani vanno via dal territorio Non si riesce a lavorare sulle prospettive |
PROBLEMA | ||
I giovani non riescono facilmente a trovare una casa ed un lavoro adeguati alle loro aspettative e bisogni | ||
CAUSE | ||
Nessuno ci pensa a livello sistemico
Non esiste visione di insieme per i giovani |
Nel territorio sono presenti lavori scarsamente attrattivi e a termine
Nessuno fa incontrare domanda e offerta |
Mancano idee dall’alto potenziale di innovazione e in grado di creare lavoro
Il settore del turismo non è capace di innovare |
Non esistono soluzioni a prezzi accettabili anche nell’entroterra
La città sembra non voler attrarre i giovani in cerca di lavoro |
Chi ha dotazioni economiche consistenti non le investe sul territorio | Il territorio è fermo su un concetto di sviluppo che è vecchio |
EFFETTI | ||
Si genera un senso di deresponsabilizzazione nella cittadinanza in relazione alla partecipazione alla vita pubblica | ||
Non si riesce a programmare e pianificare il futuro del territorio sulla base di dati reali | Non essendoci i dati si ha una errata percezione della realtà e dei bisogni del territorio
Quando i dati sono presenti, non vogliono essere interpretati |
Si creano pregiudizi e immobilismo in relazione alla possibilità di generare uno sviluppo economico integrato a livello di territorio |
PROBLEMA | ||
La mancanza di dati non permette di pianificare attentamente le risorse in relazione ai bisogni del territorio | ||
CAUSE | ||
Mancano adeguate risorse economiche per una raccolta dati seria
Mancano le competenze per analizzare questi dati |
L’amministrazione locale non partecipa alla strutturazione di un metodo condiviso
I dati sono presenti ma non sono “trasparenti” Nessuno chiede i dati in maniera sistematica |
Si ha paura di quello che i dati potrebbero raccontare
Non si crede al valore dei dati nella costruzione del territorio |
Nessuno raccoglie sistematicamente i dati sulla vulnerabilità o sui sistemi economici territoriali
Tanti bisogni non vengono raccolti in termini di dati |
EFFETTI | ||
Si generano sacche di povertà | ||
Non si lavora a strumenti di tutela per i lavoratori stagionali quali sussidi di disoccupazione e elementi contributivi | Si sentono frustrati e abbassano le loro aspettative sul lavoro | Molti giovani vanno via dal territorio perchè non trovano lavori più adeguati alle aspettative |
PROBLEMA | ||
I lavoratori stagionali lavorano in condizioni precarie o di lavoro nero, e non trovano alternative | ||
CAUSE | ||
Si rileva una scarsa propensione degli imprenditori al tema della responsabilità sociale nei confronti dei lavoratori | Il lavoro stagionale precario e non regolare è “normalizzato” e accettato | Non c’è capacità delle imprese del settore di destagionalizzare il turismo |
Evasione fiscale è vista come la norma nel settore al fine di arricchirsi il più possibile massimizzando i profitti | Ci sono pochi controlli e una specie di “collusione” tra controllato e controllante | Manca la consapevolezza del fatto che “per vivere/sopravvivere è necessario lavorare”. |
EFFETTI | ||
Gli anziani non si sentono valorizzati e diventano un costo per la società | ||
Aumentano i fenomeni di isolamento della popolazione anziana | Aumenta il senso di smarrimento degli anziani in relazione anche alla propria famiglia | Aumenta il senso di esclusione degli anziani dalla comunità di riferimento |
PROBLEMA | ||
C’è una carenza di dialogo intergenerazionale, e questo genera un senso di smarrimento e di incapacità di trovare spazi e luoghi adeguati per condividere la propria esperienza per gli anziani che sono ancora in forze e hanno voglia di spendersi per la comunità | ||
CAUSE | ||
Mancano luoghi di incontri fisici e virtuali tra generazioni diverse | Non si lavora sul passaggio di competenze | Gli anziani sono visti come “parcheggi” per i nipoti senza realmente valorizzare la funzione educativa che potrebbero avere |
L’utilizzo eccessivo dei social network porta a diffidenze e differenze di linguaggio | Non viene più ritenuta utile la figura del “saggio” del paese che può trasmettere conoscenze |
TERZA PARTE – MAPPATURA STAKEHOLDER
Un lavoro di definizione dei principali stakeholder ha permesso di identificare i seguenti. Questa mappatura verrà ulteriormente ampliata e codificata nei prossimi passaggi del progetto.
CARITAS: soggetto che ha una sua autorevolezza nel territorio, capace di attrarre verso sé competenze ed esperienze di valore e che agisce per il bene comune tramite il lavoro di “persone di qualità” anche dal punto di vista relazionale. Esempi: Ambulatorio solidale.
COMUNE: è il soggetto deputato all’implementazione delle politiche, viene rilevato come soggetto che ha bisogno di essere supportato nella strutturazione di processi di ingaggio e partecipazione dei cittadini.
DIOCESI: soggetto che rappresenta particolari istanze della vita dei cittadini, ma viene rilevato come attivo nella raccolta dei bisogni e nell’attivazione di spazi di dialogo.
ASSOCIAZIONI DI TUTELA DI INTERESSI (migranti, pazienti, caregiver, etc…): sono rilevate come necessarie da inserire nell’ecosistema territoriale per la loro capacità di lavorare a diretto contatto con soggetti fragili e vulnerabili.
MUSEO DELLA MEZZADRIA: rilevato come importante per la storia del territorio
SCUOLE DEL TERRITORIO: partecipano spesso a processi di cittadinanza attiva e propongono corsi in linea con lo sviluppo territoriale.
Sono stati identificati come altri stakeholder senza particolari indicazioni:
COOPERATIVE SOCIALI
PARTITI POLITICI
SINDACATI
ASSOCIAZIONI DATORIALI
AZIENDE PUBBLICHE (ASP, servizi territoriali, etc…)
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– Donna Karan